
Grazie a chi ha trovato un minuto per farmi gli auguri.
Una frase che, ormai, nei social è talmente inflazionata da ognuno di noi all’indomani del proprio compleanno che ormai forse dovrei registrarla e arricchirmi dietro a chiunque la usi nei propri profili.
Abbiate pazienza: per uno che scrive libri, è troppo riduttivo. Il che mi porta a bloggarci ogni anno in questo periodo.
Ma veniamo alle buone notizie.
È ufficiale da qualche giorno, ormai: se tutto va secondo i piani, la mia casa editrice pubblicherà il mio terzo romanzo fra qualche mese. Dovrei essere al settimo cielo? Sì, ma anche no: sono pur sempre arrivato a 48 anni, e nelle stagioni che passano, la consapevolezza così mutevole che mi caratterizza mi porta costantemente a percepire il mondo attorno a me in maniera nuova.
Iniziare questo post annunciando di questo terzo libro, però, non vuole essere un didascalico momento di autocelebrazione, bensì uno spunto per una riflessione che ho fatto questa settimana, in cui, fra l’altro, ho conosciuto una persona molto bella che, al nostro primo incontro, mi ha raccontato di sè, della sua sofferenza e dei suoi peggiori problemi in maniera molto diretta e trasparente dopo aver letto un mio libro.
Una rarità, se penso a come l’umanità si sta riducendo di fronte ad apatia, paura dell’altro e mancanza di fiducia in generale.
Non una cosa esattamente nuova, invece, se ripenso ai livelli di disperazione di certe persone con cui ho condiviso parte della mia esistenza negli anni scorsi.
A ben pensarci, forse è per quello che ci stiamo perdendo come umanità: nessuno ha più tempo per ascoltare sé stesso, figuriamoci gli altri.
Settimana quindi davvero intensa, quella appena passata, tanto da farmi ricordare che ieri avrei compiuto gli anni solo verso mercoledì scorso.
Una follia se, ripenso a me stesso di qualche anno fa; la mattina mi svegliavo, mi facevo un caffè realizzando che era la mia giornata da almeno due settimane, e attendevo lo svolgersi degli eventi di rito, con regali, telefonate di auguri e tutto il resto.
Ieri, invece, ho lavorato per aiutare degli amici: impegni presi all’inizio della settimana in cui, appunto, non ricordavo di questo ventiquattro maggio in cui, quarantotto anni fa, nascevo.
Alla fine, forse questa dimenticanza è proprio quello che mi porta alla riflessione di questa edizione del post “Grazie-a-tutti-degli-auguri-di-compleanno”, facendomi capire che sono davvero una persona fortunata, e non solo per chi si è palesato nei social o su whatsapp con quelle due parole di rito, ma per tutte le persone che ogni giorno mi hanno sostenuto nella mia folle visione del mondo,, nei progetti che sto seguendo e nei risultati che, senza molti di voi, probabilmente non avrei raggiunto.
A questo punto, e come da tradizione, dovrei replicare il listone dei più meritevoli che mi hanno e mi stanno dando tanto, e ben oltre a chi appunto si è palesato con quelle due parole: non mi si fraintenda però, Ladies and Gente; apprezzo moltissimo ogni vostro pensiero, ma forse, il punto non sono io e gli auguri che mi avete fatto ieri.
Forse, è anche proprio per quello che mi rifiuto di rispondere con un “grazie a chi ha trovato un momento per farmi gli auguri”, ricordando che, in fondo, ognuno di voi è o può essere speciale, regalandomi e lasciandomi qualcosa ogni singolo giorno.
Cheers, Ladies and Gente!
P.s. Oggi festeggio alla fabbrica della birra. se alle sei non fate nulla in particolare fate un giro lì che vi offro un giro. Sì, lo so, potevo avvisare prima, ma ripetiamolo in coro come ogni anno: “il cielo di Belluno è troppo piccolo per mancarsi all’infinito”, per cui magari recupereremo nei giorni a venire.
Commenti: 1
Complimenti per tutti i tuoi traguardi! Sono molto fiera di te! Ma abbiamo due anni di differenza???? Beh auguri amico di scuola.